cap. 8: INTERAZIONE NEI GRUPPI

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  • La parola “gruppo” è usata in riferimento a situazioni è a insiemi di persone differenti.
    Non esiste una definizione univoca di gruppo, vi sono numerosi significati associati a tale termine.
    Per alcuni un gruppo è la presenza di un “destino comune” (es. gli ebrei perseguitati dall’Europa nazista).
    Altri affermano che l’elemento critico per definire un gruppo è la presenza di una struttura sociale (come la famiglia).
  • In sociologia si opera una distinzione tra i concetti di:
    • Gruppo sociale: numero limitato di individui che interagiscono con regolarità (ESEMPIO: famiglia, circolo sportivo)
    • Aggregato: insieme di individui che si trovano nello stesso luogo e allo stesso momento, senza condividere un legame preciso (ESEMPIO: spettatori al cinema)
    • Categoria sociale: raggruppamento statistico, insieme di individui che hanno una caratteristica comune (ESEMPIO: donne, vegetariani)
  • Alcuni studiosi introducono il processo di autocategorizzazione, ossia sostengono che un gruppo esiste se 2 o più individui percepiscono se stessi come membri della medesima categoria sociale.
    Questa definizione mette da parte l’idea di Merton, secondo il quale il gruppo è tale se la sua esistenza è riconosciuta dalle altre persone.

    Brown propone quella che oggi è la definizione di gruppo più accreditata, un gruppo esiste quando 2 o più individui definiscono se stessi come membri di quel gruppo e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona.
  • In psicologia, una definizione di gruppo è quella di Kurt Lewin (1948).
    Lewis definisce il gruppo come una totalità dinamica, che è qualcosa di diverso rispetto alla somma degli individui che lo compongono.
  • La somiglianza fra i componenti non è sufficiente a definire un gruppo.
    Il criterio fondamentale per la definizione di gruppo, secondo Lewis, è l'esistenza di interazione o altri tipi di interdipendenza fra gli individui che lo compongono, una totalità dinamica, ovvero un cambiamento/obiettivo che interessa tutti.
  • Nel gruppo non c'è limitazione numerica.
  • Quando il successo o il risultato positivo di una persona implica il successo del gruppo si parla di interdipendenza positiva o collaborazione.
  • Quando il successo di una persona costituisce l'insuccesso di un'altra persona o del gruppo si parla di interdipendenza negativa o competizione.
  • Secondo Tajfel (psicologo europeo) si può immaginare che comportamento interpersonale e comportamento intergruppo siano posti su un continuum teorico.
  • COMPORTAMENTO INTERPERSONALE (Tajfel): principalmente basato sulle caratteristiche individuali delle persone e dalle relazioni interpersonali.
    ESEMPIO: rapporto tra innamorati
  • COMPORTAMENTO INTERGRUPPO basato sull'appartenenza a gruppi o categorie sociali e sulle relazioni tra questi.
    ESEMPIO: scontro tra eserciti opposti
  • Il comportamento interpersonale fa riferimento al comportamento di una persona in quanto persona.
    Il comportamento intergruppo fa riferimento al comportamento di una persona in quanto membro di un gruppo.
  • Secondo Tajfel, la collocazione del comportamento di una persona in un punto lungo il continuum interpersonale-intergruppo, dipende da 3 fattori:
    1. la percezione con cui è possibile identificare le diverse categorie sociali.
    2. il grado di variabilità/uniformità del comportamento e degli atteggiamenti in ciascun gruppo.
    3. il grado in cui i comportamenti e gli atteggiamenti di una persona verso un'altra sono diversi o stereotipi.
    1. la percezione con cui è possibile identificare le diverse categorie sociali: dove le categorie sono facilmente identificabili e visibili il comportamento tende ad orientarsi verso il polo intergruppo; quando le categorie sono meno evidenti è più probabile che si verifichi il contrario.
  • 2. il grado di variabilità/uniformità del comportamento e degli atteggiamenti in ciascun gruppo: quando il gruppo è meno importante, le persone mostrano comportamento differenti le uno dalle altre; quando il gruppo diviene più importante le persone tendono ad uniformarsi allo standard del gruppo.
  • 3. il grado in cui i comportamenti e gli atteggiamenti di una persona verso un'altra sono diversi o stereotipi: quando ci relazioniamo con una persona possiamo farlo a partire dai nostri diversi ruoli e con modalità diverse; quando ci relazioniamo con i gruppi lo facciamo a partire da percezioni e comportamenti preconcetti (stereotipi).
  • Brown e Turner hanno proposto di rinominare il continuum interpersonale-intergruppo di Tajfel in continuum interpersonale-gruppo, una dimensione continua del comportamento sociale, che distingue tra azioni compiute in quanto persone e azioni compiute in quanto membri di un gruppo.
  • La percezione di una situazione sociale come rilevante per l'appartenenza al gruppo dipende:
    • dalla consapevolezza di tale appartenenza
    • dall'ampiezza delle valutazioni positive e negative ad essa associate
    • dall'astensione dell'investimento emozionale ad essa associato
    In base a tale percezione prevarrà il comportamento intergruppo o il comportamento interpersonale.
  • Il termine IDENTITA' fu introdotto da Erick Erickson nel 1968. Il termine indica l'insieme delle dinamiche attraverso le quali le persone raggiungono la consapevolezza di chi sono.
  • Il concetto di sé è costituito dall'identità PERSONALE e SOCIALE.
  • L'IDENTITA' PERSONALE indica le descrizioni che le persone danno di se stesse sulla base di caratteristiche individuali.
  • L'IDENTITA' SOCIALE indica le descrizioni che le persone danno di se stesse sulla base di caratteristiche relative alla loro appartenenza ai vari gruppi.
  • Il gruppo ci offre un senso di valore e ci permette di stimarci per quello che siamo.
    La consapevolezza di appartenere a un gruppo fa in modo che l'io diventi noi.
  • AUTOCATEGORIZZAZIONE: il processo attraverso cui si giunge a considerare se stessi come componenti di un gruppo sociale.
    L'AUTOCATEGORIZZAZIONE è flessibile e muta velocemente (alcune rimangono stabili per sempre, ad ESEMPIO: etnia).
  • Rabbie e Horwitz ipotizzarono che la condizione essenziale per creare un sentimento di gruppo, che loro definiscono SITUAZIONE INTERGRUPPO MINIMA, fosse la presenza di una qualche forma di interdipendenza del destino dei membri del gruppo.
  • Il favoritismo verso il proprio gruppo si genera nella misura in cui i membri del gruppo percepiscono un destino comune legato a una ricompensa o a una deprivazione.