Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

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  • Bramante lavora alla chiesa tra il 1482 (forse dal 1480) e il 1486 su richiesta di Gian Galeazzo Sforza e Ludovico il Moro.
    La chiesa è collegata all'antico sacello a pianta centrale di San Satiro, ha tre navate e un transetto. La navata centrale e il transetto hanno copertura a botte (riferimento a Sant'Andrea a Mantova di Alberti), i pilastri senza base ricordano la chiesa di San Sebastiano dello stesso artista.
    La cupola è emisferica cassettonata (come quella del Pantheon), è in un tiburio, copre la crociera che si forma tra corpo longitudinale e transetto.
  • Il transetto ricorda lo schema di Cappella Pazzi, ma è più dilatato perché ha tre navate per braccio e non una.
    Anche le paraste angolari piegate asimmetricamente e su cui si impostano gli arconi della cupola ricordano lo stesso edificio.
    Le navate laterali che proseguono su un lato dei bracci del transetto ricordano la Basilica di Santo Spirito del Brunelleschi. Esse sono suggerite dalla profondità delle arcate e dalla lieve concavità della superficie muraria.
  • A causa di una strada, via del Falcone, Bramante inventa un finto coro che fa da supporto psicologico - visivo all'equilibrio della cupola. Infatti una cupola ha bisogno di strutture attorno (come navate, transetti, cori, absidi, absidicole) per contrastare le tensioni strutturali.
    Lo spazio è solo di 90 centimetri, perciò Bramante usa un' illusione prospettica (tridimensionale, con stucco, sull'esempio dello stiacciato donatelliano) per creare un coro a tre arcate.
    E' presente una finta ampia volta a botte che richiama la Sacra Conversazione di Piero della Francesca.
  • A conferire realismo contribuiscono gli effetti degli orli luminosi, fregi azzurri, cotto, ricchezza e varietà degli ornamenti.
    Bramante vede l'architettura con gli occhi del pittore.