Sociologia libro

Cards (309)

  • Consumare

    Utilizzare un bene, ma anche logorare, esaurire, spendere, sperperare, condurre a termine e finire
  • Il termine 'consumare' è parzialmente caratterizzato da un segno negativo: consumare infatti significa letteralmente distruggere
  • Immagine corrente del consumo
    Spreco: i beni vengono sfruttati fino al loro completo annientamento oppure sfruttati fino a quando perdono attrattiva
  • Questa idea tradizionale di consumo descrive un processo, il quale sembra suggerire che senza la distruzione di un bene l'individuo non può ricavarne utilità oppure godimento
  • La realtà odierna è assai diversa da quella evocata dalla definizione
  • Società di servizi
    Ha messo in evidenza l'ampliamento dei significati legati al consumatore e muta radicalmente le accezioni del termine stesso, proponendo uno spostamento dal consumo come deterioramento o logoramento alla visione di consumo come accesso
  • Consumo oggi
    Enfasi sull'uso, sul possesso temporaneo di un bene piuttosto che sulla proprietà
  • L'acquisto è un'azione finalizzata al consumo, il consumo si delinea attraverso le pratiche e le modalità di utilizzo dei beni stessi
  • Consumare
    Attribuire un significato agli oggetti: il consumo si configura come un agire sociale dotato di senso
  • Consumando compiamo un insieme di atti attraverso i quali definiamo ed esprimiamo la nostra identità, costruiamo la nostra vita quotidiana, entriamo in relazione con gli altri individui ed interpretiamo la cultura del contesto sociale in cui siamo inseriti
  • Acquistando un bene non facciamo una semplice transazione economica ma esprimiamo un insieme coerente di scelte che implicano il coinvolgimento attivo
  • Consumatore
    Immagine inadeguata dell'esperienza del consumare: esiste un individuo isolabile nella sola funzione del consumo e l'azione del consumatore è comprensibile al di fuori di quell'insieme d'azioni che compongono la vita quotidiana
  • L'atto del consumo nasconde un preciso codice di comportamento e di comunicazione sociale e si configura anche come una scelta che riguarda il tipo di società in cui vivere
  • Il cibo che mangiamo, gli abiti che indossiamo, i libri che leggiamo e i divertimenti di cui usufruiamo non sono altro che opzioni che esprimono la libera scelta di un determinato modello di società
  • Nella selezione dei beni è sottointesa adesione ma anche ostilità: i beni sono scelti non perché sono neutrali, ma perché sono accettati nel tipo di società a cui si aderisce e non sarebbero tollerati in società che si rifiuta
  • Lo shopping non è un'attività frivola e insensata compiuta in maniera meccanica per seguire i dettami delle mode, è invece il momento in cui ognuno di noi manifesta le proprie scelte
  • Il rifiuto di acquistare determinati beni vale come differenziazione, ovvero come presa di distanza da un modello culturale per affermarne un altro
  • Il consumo non è assimilabile allo spreco, lungi dall'essere un atto irrazionale esso assume una funzione positiva perché diviene il luogo della produzione di valori, delle differenze e del senso
  • I consumi sono al tempo stesso veicolo di inclusione e segnali di discriminazione, l'espressione di una scelta ma anche l'effetto del condizionamento imposto dalle rappresentazioni sociali dominanti
  • Anche se atti di consumo hanno un luogo in tutte le culture umane, è solo nel nostro secolo che il consumo di massa ha smesso di essere un epifenomeno per diventare una caratteristica essenziale e fondamentale della società
  • Laddove esiste una produzione di sussistenza, esiste anche un consumo di sussistenza: infatti tutto ciò che viene prodotto viene consumato senza lasciare scarti e prodotti come il cibo o l'abbigliamento hanno valore solo per la loro utilità
  • Non è tuttavia pensabile che una società minimalista del genere possa continuare a sussistere se non in condizioni estreme: infatti, i beni vengono prodotti in misura molto maggiore di quanto non sia necessario per la mera sussistenza
  • In queste società ciò che viene prodotto serve ad alcuni per sopravvivere, ma è fonte di piacere consumistico per altri
  • Si può arrivare oggi a capovolgere la tesi di Marx, affermando che è il consumo e non la produzione il motore centrale della società contemporanea
  • La competizione fra ceti, che secondo Weber si basano su modalità di consumo, ora appare più importante della lotta fra classi, che secondo Marx si basano su modi di produzione
  • Alcuni collocano l'inizio della città dei consumi negli anni 50 del dopoguerra, quindi nel periodo del boom economico in cui l'Europa è stata molto aiutata dal piano Marshall per la ricostruzione
  • Tuttavia, sarebbe un errore presumere che il consumo non abbia avuto un ruolo importante già prima di allora
  • Grant McCracken sostiene che bisogna risalire addirittura ai tempi della regina Elisabetta I: infatti la sovrana, esigendo che i nobili fossero presenti a corte, li spinse inevitabilmente a una gara per farsi notare e i consumi divennero il modo ideale per attirare l'attenzione
  • Man mano che i nobili cercavano di ottenere una posizione di riguardo e continuavano a consumare nuovi beni, gli oggetti di consumo vennero usati come strumenti e divennero incredibilmente raffinati
  • Quindi ad a formarsi una classe di persone che voleva beni diversi non solo in quantità ma soprattutto in qualità per differenziarsi da quelli consumati dalle classi inferiori
  • Campbell sostiene che la rivoluzione industriale è stata necessariamente una rivoluzione che si è svolta contemporaneamente sia nel campo della produzione che in quella del consumo: infatti così come il diventare ricchi e fare soldi, anche il consumare viene ad essere considerato un obiettivo da perseguire
  • L'etica protestante è stata la molla per la produzione mentre il romanticismo, con il suo culto dell'espressività individuale, ha avuto un ruolo centrale nel predisporre lo spirito del consumo
  • Grant McCracken osserva che ci sono stati due momenti particolarmente importanti nell'espansione del consumismo in Europa: il boom dei consumi nell'Inghilterra di Elisabetta I e l'esplosione dell'uso di oggetti di consumo di moda, come il vasellame di Wegwood
  • Il boom dei consumi dell'Inghilterra elisabettiana viene collegata da McCracken direttamente al tentativo compiuto dalla sovrana di centralizzare il governo del suo reame: quindi il consumo avrebbe avuto origine da una sfera politica
  • La Corte infatti doveva diventare un teatro in cui ambientare il cerimoniale e realizzare spettacoli che mostrassero al mondo come il governo elisabettiano fosse davvero splendido; ma mantenere questa opulenza era economicamente oneroso per la sovrana, quindi la sovrana fece in modo che fosse la nobiltà a pagare le spese necessarie: per ottenere questo era necessario attirare i nobili a corte
  • Fino a quel momento i nobili potevano rimanere in campagna, ricevendo la loro quota di regali e onori da parte della corona attraverso diversi intermediari. Elisabetta mise fine a questa consuetudine, pretendendo che ogni cosa venisse direttamente da lei: quindi i nobili furono costretti a trasferirsi a Londra o comunque soggiornare per lunghi periodi a Londra, presentare le loro istanze direttamente davanti alla regina se volevano ottenere quanto desiderato, e partecipare al cerimoniale della Corte
  • Questo era ovviamente molto costoso e quindi la nobiltà divenne sempre più dipendente dalla generosità della corona
  • In questo modo cambiò anche la posizione del nobile: infatti nelle sue terre rappresentava il vertice della gerarchia sociale e veniva trattato di conseguenza; a corte invece era solamente uno fra tanti e quindi il problema principale era farsi notare dalla regina, cercare di emergere dalla folla
  • Per fare questo ovviamente erano necessarie ulteriori spese: abiti più vistosi, feste più sontuose, regali più belli eccetera eccetera
  • Le conseguenze di tutto questo non rimasero entro i confini della corte: le conseguenze sono state molto più ampie e hanno esercitato influenza sia sulla forma delle famiglie che su quella delle comunità locali